Lavorazione delle olive e produzione di energia: l’ultima ricerca dell’Istituto Asteria
Dagli scarti della lavorazione delle olive alla produzione di energia il passo risulta estremamente breve con vantaggi economici e benefici per l’ambiente. È quanto emerge da una ricerca condotta dall’Istituto Asteria, Macro Area Processi Produttivi D.ssa Barbara Zambichini e dall’Università Politecnica delle Marche dal titolo: “Usi economicamente sostenibili degli scarti e dei sottoprodotti della lavorazione delle olive” che ha preso come riferimento proprio lo studio del possibile utilizzo della sansa e dei reflui oleari con maggior livello di eco-sostenibilità, attraverso un’analisi dei costi e dei benefici delle tecnologie presenti sul mercato.
I risultati del progetto finanziato dalla Regione Marche – Bando Ricerca e Sperimentazione (L. 37/99) e che ha avuto come Responsabile Tecnico-Scientifico il Prof. Natale Giuseppe Frega della Facoltà di Agraria dell’Università Politecnica delle Marche e come soggetto coordinatore la Prof. Lucia Montanini della Facoltà di Economia G. Fuà, Dipartimento di Management e Organizzazione Industriale, oltre Dott.ssa Anna Maria Morganti sono stati illustrati nel corso di un convegno che si è svolto ad Appignano del Tronto, organizzato dall’Istituto di Ricerca per lo Sviluppo Tecnologico e la Ricerca Applicata “ASTERIA Soc. cons.p.a.” e i cui lavori sono stati moderati dal Dott. Silvano Ramadori funzionario competente della Regione Marche.
Dopo le relazioni di base si è svolta una tavola rotonda moderasta dal giornalista Simone Socionovo a cui hanno preso parte: Luciano Agostini, Giovanni Cimini, Paolo Mazzoni, Massimo Sandroni, Giovanni Massi, Dante Bartolomei, Andrea Scisciani.
Lo studio ha predisposto anche una analisi di fattibilità di due impianti “pilota” di cogenerazione a biomasse, la cui realizzazione è stata ipotizzata in collaborazione con la ditta Enplus Italia, nelle provincie di Ascoli Piceno e Fermo, mediante riscontro dei quantitativi di sansa, media dei due anni 2007/2008 e 2008/2009 prodotte nei territori monitorati.
La localizzazione potenziale dell’impianto è stata effettuata secondo il criterio di “filiera corta”, tiene conto, oltre delle tipologie impiantistiche più opportune, anche di un’analisi di fattibilità tecnico/economica/finanziaria degli impianti. Tale analisi è volta a riunire, in un quadro unitario, tutti i dati raccolti che si riferiscono agli aspetti tecnici, economici e finanziari del progetto, al fine di verificarne l’attuabilità. Uno degli obiettivi del progetto è stato quello di riuscire a concentrare in ambiti locali l’offerta di questo tipo di biomassa e la relativa domanda, creando un circolo virtuoso che è alla base di una filiera agro-energetica con risvolti positivi per le utenze del comprensorio di riferimento e per lo sviluppo di un territorio ecosostenibile.
La produzione di energia con l’utilizzo di prodotti di scarto della lavorazione delle olive costituisce anche una soluzione al problema dello smaltimento che i tanti oleifici del Piceno e del Fermano sono costretti ad affrontare ogni anno. La fase del processo produttivo, infatti, particolarmente critica per tutti gli oleifici è rappresentata dallo smaltimento dei reflui oleari: la sansa vergine, il nocciolino e l’acqua di vegetazione. Infatti l’attività molitoria nelle due province di Ascoli e Fermo (dati 2007/2008) ha prodotto circa 66.000 quintali di sansa e 73.678 quintali di acque di vegetazione.
Tali sottoprodotti si rendono disponibili, annualmente, nell’arco di un ristretto lasso di tempo tra la metà di Ottobre e la fine di Febbraio. Gli scarti della lavorazione delle olive immessi nell’impianto di cogenerazione assicurano un potenziale considerevole nella produzione di energia. Dagli studi condotti dall’Istituto Asteria il potere calorifico della sansa essiccata è risultata, dalla prova sperimentale di laboratorio, in media pari a 4.700 Kcal/Kg, quindi piuttosto elevato rispetto alla legna 3.600 Kcal/Kg.
Sotto l’aspetto finanziario legato all’investimento il cosiddetto “Pay-Back Period” il periodo necessario per recuperare l’investimento fatto è di poco superiore ai cinque anni. “Un’opportunità senza dubbio molto interessante ” ha detto il presidente dell’Istituto Asteria Dante Bartolomei “che può dare avvio ad progetti particolarmente remunerativi per gli agricoltori e nel contempo tutelare l’ambiente”.
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