Omicidio Melania Rea, la corte di Perugia rifà i conti: Parolisi condannato a 20 anni
Eliminata l'aggravante della crudeltà per l'ex caporalmaggiore che uccise la moglie con 32 coltellate

Conti rifatti in merito alla condanna al carcere per Salvatore Parolisi, riconosciuto dai giudici de L’Aquila come l’omicida della moglie Melania Rea. La Corte d’Assise d’Appello di Perugia ha deciso che la pena per l’ex militare – alla sbarra a Teramo per aver accoltellato sua moglie – andava riconteggiata e “scontata” dopo che in Cassazione è stata eliminata l’aggravante della crudeltà.
Un passaggio puramente tecnico per l’ex caporalmaggiore dell’esercito in forza alla caserma ascolana che non è stato messo in discussione come autore del delitto, anche se lui continua a dichiararsi estraneo alla vicenda, ma a cui sono stati condonati ben dieci dei trenta anni di carcere a cui era stato condannato.
Come si ricorderà, Melania Rea fu uccisa a 28 anni il 18 aprile del 2011 nel bosco di Ripe di Civitella, tra Ascoli e Teramo con ben 32 coltellate. L’arma non fu mai ritrovata e l’ex militare non ha mai confessato l’omicidio. I legali di Parolisi puntavano alle attenuanti generiche dopo l’eliminazione dell’aggravante. Attenuanti non riconosciute dai giudici di Perugia che hanno quindi ridotto a 20 anni di carcere la pena.
Ma un altro passaggio giuridico si intravede all’orizzonte. La difesa ha infatti invocato di appellarsi al giusto processo davanti la Corte di Strasburgo.
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